Palazzo Reale e i Musei Reali: l’eredità della Casa Savoia alla città di Torino

Il Palazzo Reale di Torino si inserisce, dal 2016, nel contesto dei Musei Reali di Torino e probabilmente, insieme alla Mole Antonelliana, è uno dei principali simboli del capoluogo torinese. Dopotutto, per secoli ha rappresentato il centro del potere della famiglia Savoia, costituendo la loro prima e sicuramente più importante residenza all’interno della città, cui hanno fatto seguito tutti gli altri edifici raggruppati col nome di “Corona di Delizie” (tra cui Villa Venaria, il Castello del Valentino e Villa della Regina). Scopriamo insieme gli innumerevoli tesori visitabili con un unico biglietto, lascito culturale, architettonico, artistico e storico della casata che elesse Torino quale sua capitale e che caratterizza la città.

Torino, cosa vedere? Il Palazzo Reale e i Musei Reali

Non si può parlare di Palazzo Madama senza menzionare il Palazzo Reale, e viceversa. Sì, perché entrambe le residenze sabaude, simbolo di potere, nobiltà e ricchezza, sorgono proprio una accanto all’altra, in due piazze adiacenti. Il visitatore che intende esplorare la città e che si chiede cosa vedere a Torino che lo lasci a bocca aperta non potrà non considerare le residenze sabaude, e perché non partire proprio dalla prima? Il Palazzo Reale di Torino, con i suoi Musei Reali e le infinite bellezze che racchiudono sono sicuramente il punto di partenza ideale per un viaggio alla scoperta di Torino attraverso non solo residenze e monumenti, ma il tempo e la Storia italiana.

Storia del Palazzo Reale, l’antico edificio storico di Torino

Non ci sono tracce o reperti in grado di raccontarci nel dettaglio la storia di Palazzo Reale così come per altri edifici storici di Torino. Sappiamo, però, che fino al XVI secolo fu dimora vescovile e che quando, nel 1561, la capitale del Regno Sabaudo passò da Chambéry a Torino, Emanuele Filiberto I di Savoia spodestò il vescovo e vi si insediò. La scelta ricadde su questo particolare edificio per via della sua posizione strategica, estremamente periferica rispetto all’originario centro città, ma centrale rispetto alle due porte di accesso alla città. L’aspetto del palazzo lo dobbiamo principalmente, come per molte altri edifici sabaudi, all’architetto Amedeo di Castellamonte, cui hanno fatto seguito interventi di altri suoi colleghi nel corso dei secoli, tra cui, come vedremo, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri. Allo stesso modo, numerosi pittori si sono alternati secondo un preciso progetto di Emanuele Tesauro atto a rappresentare le virtù dei Savoia attraverso immagini allegoriche, come si vede negli affreschi di Jan Miel e Charles Dauphin o nella Galleria “del Daniel”, di Daniel Seiter.

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Salone da ballo
Il periodo d’oro di Palazzo Reale, Torino, inizia con Carlo Emanuele I di Savoia nel 1630 e continua con la Madama Reale, Maria Cristina di Francia. Fu infatti lei a convocare gli architetti Carlo di Castellamonte e suo figlio Amedeo e a ordinare il restauro interno ed esterno. Successivamente, Carlo Emanuele II di Savoia ordinò l’ampliamento della città partendo proprio da Palazzo Reale a causa della sua posizione attigua alle mura di cinta a protezione della città, che lo lasciavano troppo esposto agli attacchi dall’esterno. Si formano così le vicine piazza Vittorio Veneto e Via Po. Il regno di Vittorio Amedeo II rappresenta un periodo di chiusura e impoverimento dello sfarzo della vita di corte, ma il lusso torna di casa al Palazzo Reale nel 1722, in occasione del matrimonio di Carlo Emanuele III di Savoia con Anna Cristina di Baviera Sulzbach, o come lo chiamavano i torinesi, Carlin, per la sua corporatura esile.

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Gabinetto Cinese

Grazie a una nuova serie di ritocchi progettati da Filippo Juvarra e alla rinascita della vita mondana nobile torinese, il Palazzo Reale di Torino torna ad essere simbolo di potere e sfarzo e ad accogliere i matrimoni Savoia. Sono dello Juvarra la Scala delle Forbici, la sfarzosa scalinata costruita nel 1722 per condurre i neo sposi Carlo Emanuele e Anna Cristina alle loro stanze, il Gabinetto Cinese, con vere lacche orientali e un suggestivo affresco raffigurante il “Giudizio di Paride”, di Claudio Francesco Beaumont, e il Gabinetto per il Segreto Maneggio degli Affari di Stato. Qui si possono ammirare non solo le decorazioni e gli affreschi, ma sopratutto i due pregiati mobili in legno con decorazioni in avorio, bronzo e madreperla alti oltre tre metri.

Da qui in avanti numerosi sono gli interventi di abbellimento commissionati a diversi famosi architetti, primo tra tutti l’architetto di corte Benedetto Alfieri, oltre a Carlo Randoni, Giuseppe Battista Piacenza, Francesco De Mura e da Gregorio Guglielmi. Nel 1799, con l’arrivo di Napoleone e quindi con l’occupazione francese di Torino, la residenza sabauda cade in declino. La famiglia reale torna a vivere nell’edificio torinese solo sedici anni dopo e incarica Pelagio Pelagi dei lavori di restauro, il quale si ispirò al mondo egizio per alcuni ambienti del primo (Salone degli Svizzeri, Sala del Consiglio) e secondo piano.
Alla seconda metà del 1800 risalgono lo Scalone d’Onore, dedicato all’Italia unita appena nata, progettato da Domenico Ferri. In questi anni, infatti, Palazzo Reale a Torino si erge a simbolo e sede della monarchia sabauda, che qui continua a risiedere fino al 1865, quando si trasferisce nel Palazzo Pitti fiorentino.
Palazzo Reale torna a ospitare un ultimo matrimonio sabaudo nel 1930 (quello tra Umberto II e Maria José del Belgio), per poi cadere nel più totale abbandono a partire dal 1946, in concomitanza con la fine del regime monarchico in Italia. Solo nel 1955 la proprietà e responsabilità dell’edificio passa alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, che lo riapre nel 2007 con la nuova veste museale.

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Scalone d’Onore
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Armeria reale, la ricca collezione d’armi voluta dal re

I Musei Reali di Torino non si compongono “solo” del Palazzo Reale, ma di molte altre attrazioni da non perdere tra le cose da vedere a Torino. Tra questi annoveriamo l’Armeria Reale, ovvero la vastissima collezione di armature e armi provenienti da tutto il mondo voluta da Carlo Alberto nel 1837. Lo stesso Carlo Alberto stabilì fin dal principio che questa area espositiva fosse aperta al pubblico, e nel corso degli anni non sono mancate né le donazioni da parte di privati e musei, né i pezzi personalmente acquistati dalla famiglia Savoia, a beneficio di tutti gli appassionati. Qui avrete modo di osservare da vicino strumenti da battaglia che vanno dal Neolitico, al medioevo fino al XX secolo, armi e armature provenienti da tutto il mondo, spesso arrivate nelle mani della famiglia Savoia come donazioni o in seguito ad attività diplomatiche. Tra i pezzi da non perdere troviamo:

  • la Spada di San Maurizio e il suo fodero di cuoio decorato, reliquia risalente al XIII secolo;
  • il morso da cavallo del XIV secolo, con i suoi incredibili decori;
  • i lanciadardi a ruota dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, del XVI secolo;
  • la targa da parata di Enrico II, che unisce armoniosamente rappresentazioni di famose battaglie spiegate dall’iscrizione in latino che corre tutto intorno;
  • le armature di Emanuele Filiberto e di Vittorio Emanuele II;
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Tra le armi meritevoli di nota, ricordiamo:

  • il moschetto del XVII;
  • la spada usata da Napoleone nella campagna d’Egitto;
  • le armi dei re di Sardegna e d’Italia;
  • una rivoltella Smith & Wesson.

Ma non solo; a fare da sfondo più di 250 bandiere legate alla famiglia Savoia e all’Italia, in particolare relative al periodo del Risorgimento. Infine, direttamente dal Gabinetto delle Medaglie del re Carlo Alberto di Savoia, il Medagliere: ben 33 mila tra monete, medaglie e sigilli esposti nei mobili disegnati da Pelagio Pelagi.
L’imponente raccolta di armi, armature, bandiere e medaglie si trova nella parte che collega il Palazzo Reale alle antiche Segreterie di Stato (oggi soppiantate dalla Prefettura).

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Armeria Reale

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Galleria Sabauda, la Reale Galleria più famosa di Torino

Come per l’Armeria Reale, a re Carlo Alberto dobbiamo anche la “Reale Galleria“, originario nome della Galleria Sabauda, una delle più importanti pinacoteche italiane, risalente al 1832. Qui il sovrano Savoia raccolse le opere che si trovavano non solo all’interno del Palazzo Reale e nelle collezioni personali dei Savoia, ma anche nel palazzo Durazzo genovese, cui si sono progressivamente aggiunte donazioni e acquisti. Questa mirabile collezione, che nel corso dei secoli ha visto diverse sedi (tra cui Palazzo Madama), si trova ora nella “Manica Nuova” del Palazzo Reale.
La mostra, che raccoglie quasi 700 opere tra dipinti, sculture, reperti archeologici, mobilio e preziosità, si snoda su quattro livelli e raggruppa in ordine cronologico le produzioni che vanno dal XIII al XX secolo di artisti non solo italiani (tra cui, ma non solo, Mantegna, Crespi, Tintoretto e Guercino), ma provenienti da tutta Europa, in particolare della scuola fiamminga (Jan van Eyck, Rogier van der Weyden).
Da non perdere tra le cose da vedere a Torino l’Annunciazione di Orazio Gentileschi, il Ritratto di vecchio di Rembrandt e l’Ercole e Dejanira, di Rubens.
Spesso la Galleria Sabauda ospita imperdibili mostre temporanee (tra cui ricordiamo quelle su Mirò, Raffaello, Da Vinci e Botticelli) ed eventi, consultabili sul sito ufficiale dei Musei Reali.
E se siete troppo impazienti o avete voglia di ammirare le opere da vedere a Torino comodamente da casa, vi basterà consultare il Catalogo della Galleria Sabauda online.

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Veduta di Torino dal lato dei Giardini Reali, Bernardo Bellotto (1745)

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Museo Archeologico di Torino anche noto come Museo di Antichità

La Manica Nuova, oltre alla Galleria Sabauda, ospita anche il Museo di Antichità, o Museo Archeologico di Torino. Il Museo Archeologico vero e proprio come lo vediamo oggi nasce nel 1940, quando si decide di separare la collezione egizia da quella delle altre civiltà antiche. Nel 1572, infatti, Emanuele Filiberto I di Savoia organizzò le sue collezioni di reperti archeologici dapprima presso il Teatro ducale, poi spostate nella Galleria d’arte nel 1608 da Carlo Emanuele I. Quello che sopravvisse a ben due incendi (il primo nel 1658 e il secondo nel 1811), e all’occupazione napoleonica, nel 1832, fu unito alla collezione egizia di Bernardino Drovetti. La collezione abbracciava così le civiltà egizia, greca, romana e, successivamente, etrusca e cipriota.
Nel 1940, dato il crescente numero di reperti raggruppati, furono ceduti i reperti del mondo egizio al relativo Museo Egizio, altri furono esposti nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze e altri ancora dislocati in diverse aree. La disposizione attuale che potete visitare nella Manica Nuova del Palazzo Reale e si divide in tre sezioni:

  • Collezioni, che raggruppa reperti ciprioti, preistorici, protostorici ed etruschi, oltre a diverse ceramiche greche;
  • Territorio, dove è esposto quanto ritrovato negli scavi piemontesi, relativo agli insediamenti del mesolitico e del paleolitico;
  • Torino, area inaugurata nel 2013 con la mostra “Archeologia a Torino”, dedicata ovviamente alla storia del capoluogo piemontese e dell’antica Augusta Taurinorum romana.

Anche in questo caso moltissimi oggetti sono visionabili online attraverso il Catalogo Online, ma se preferite visitarlo di persona ricordate che si accede da Via XX settembre, 88 e che è aperto dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 19.

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Collezione cipriota

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Biblioteca Reale, una raccolta in aggiunta alla biblioteca di corte

Poco distante da Palazzo Reale, precisamente in Piazza Castello, si trova un’altra struttura che rientra nel complesso dei Musei Reali dal 2016. Parliamo della Biblioteca Reale, fondata nel 1831 da Carlo Alberto di Savoia quale “prolungamento” della biblioteca di corte. Qui sono raggruppati volumi antichi e provenienti da tutta Europa, molti dei quali legati alla storia della famiglia Savoia, recuperati da ciò che rimaneva nel Palazzo Reale dopo le donazioni all’Università di Torino e le sottrazioni napoleoniche. Nel corso degli anni la collezione si è via via arricchita di miniature e disegni del periodo tra XVI e XVIII secolo, tra cui antichi tomi sull’araldica e addirittura disegni di Raffaello, Michelangelo e Rembrandt. Inoltre, nel 1893 sono stati donati alla Biblioteca Reale ben 13 fogli autografi e il Codice sul volo degli uccelli di Leonardo Da Vinci.
L’attuale sede della Biblioteca Reale di Torino, progettata internamente ed esternamente da Pelagio Pelagi e dipinta da Trefogli e Moja, fu inaugurata nel 1842 e messa a disposizione degli studiosi di corte. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale la collezione è diventata bene pubblico statale. Ad oggi è visitabile e i tomi consultabili solo su appuntamento (dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, il sabato solo la mattina), mentre alcune opere sono consultabili sul Catalogo online.

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Biblioteca Reale
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I Giardini Reali tra le cose da vedere a Torino

Come ogni residenza nobile e reale che si rispetti, anche Palazzo Reale meritava degni giardini. Ispirati ai giardini delle ville dei De’ Medici, i Giardini Reali si trovano alle spalle del Palazzo Reale, così centrali eppure così lontani dalla frenesia moderna, un piccolo angolo di pace in cui i suoni del mondo esterno arrivano lontani e ovattati. Se non fosse che da qui si gode di una particolarissima vista della Mole Antonelliana, sembrerebbe quasi di fare un viaggio nel tempo. Voluti da Emanuele Filiberto e progettati da André Le Nôtre, durante la dominazione napoleonica cadono in uno stato di abbandono che termina solo alla fine dei XIX secolo, con una massiccia opera di restauro e recupero. Lavori ripetuti nel 2008, che hanno portato alla riapertura al pubblico nel 2016.
Questi giardini hanno fatto da sfondo alle feste e agli eventi della Casa Savoia, ospitando corte, nobili, re e regine. Progettati sullo stile della Reggia di Versailles, raggiungono il loro massimo splendore nella bella stagione, grazie non solo ai giochi d’acqua, ma anche al mirabile mix di specie floreali e botaniche (tra cui 150 tigli e più di 350 alberi ad alto fusto) che li animano. I Giardini Reali si compongono di diverse aree:

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  • Il Giardino del Duca, la parte più antica, oggi dotata non solo della fontana circolare con zampilli, ma anche di giochi e spettacoli di luce da gustare nelle serate estive.
  • Il Boschetto, aree recentemente recuperata composta da alberi maestosi e ombrosi e un variegato sottobosco. Oggi ospita l’installazione di Giulio Paolini dal nome “Pietre Preziose”, che riporta in vita lo splendore delle sculture settecentesche.
  • Il Giardino delle Arti, area ricavata durante i lavori di ampliamento di Torino di metà-fine Seicento. Si accede dall’Appartamento di Levante del Palazzo Reale, alla fine di uno scalone che termina in un ingresso quadrato. Questo è il punto migliore, grazie alla prospettiva voluta, per fotografare la Fontana delle Nereide e Tritoni. La fontana, dal gusto barocco, vede innalzarsi al suo centro, come uno scoglio in mezzo al mare, la ninfa marina Nereide che indica il Palazzo Reale, circondata dai Tritoni, figli di Poseidone, in una scena sorvegliata da dodici creature metà umane e metà marine.
  • Le mura che oggi cingono i Giardini un tempo segnavano il confine di Torino. Non sorprende quindi se lungo di esse troviamo il Garittone (chiamato anche Bastion Verde), la tipica costruzione militare somigliante a una bassa torretta, utilizzata in un primo momento a scopi militari, e successivamente dalle Madame Reali che da lì godevano del panorama fuori dalle mura.

Dall’altra parte delle mura di cinta che delimitano i Giardini Reali, troviamo i Giardini Reali Inferiori. A metà Ottocento buona parte degli edifici circostanti Palazzo Reale, adibiti a funzioni militari e amministrative, furono smantellati per fare posto a nuove costruzioni, e in quest’area Vittorio Emanuele II volle il Giardino Zoologico Reale, gli attuali Giardini Inferiori. Da non perdere il Monumento Nazionale al Carabiniere, che unisce viale I Maggio e Viale dei Partigiani.
I Giardini Reali sono aperti dal martedì alla domenica, alle 9 alle 19.

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Palazzo Chiablese l’ultimo edificio dei Musei Reali

Alla sinistra del Palazzo Reale, a conclusione degli edifici che formano i Musei Reali, troviamo Palazzo Chiablese, anche detto Sala Chiablese. Da Piazza San Giovanni si accede a questo edificio del XVI secolo costruito per volontà di Emanuele Filiberto come dono all’amante Beatrice Langosco di Stroppiana. L’edificio è provvisto di un passaggio interno che lo collega direttamente al Palazzo Reale. L’edificio subì diversi lavori di restauro e modifiche nel corso del tempo, le principali e ancora oggi visibili risalenti alla metà del Settecento ad opera di Benedetto Alfieri, ordinati per rendere il palazzo degno di accogliere Benedetto Maria Maurizio, duca del Chiablese, figlio di Carlo Emanuele III, da cui prende il nome. Oltre a quest’ultimo, vi abitarono diverse personalità illustri di Casa Savoia, e in queste sale venne alla luce la Regina Margherita.

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Dopo essere stato gravemente danneggiato dai bombardamenti, dopo la Seconda Guerra Mondiale divenne proprietà statale e fu oggetto di restauro e ripristino. Oggi, grazie anche al lavoro di moltissimi volontari, è possibile visitare le raffinate sale che ospitano importanti opere d’arte e arazzi francesi.
Palazzo Chiablese è visitabile gratuitamente dal mercoledì al venerdì, dalle 14 alle 18, e durante la visita i volontari del Touring Club Italiano vi accompagneranno in visite guidate gratuite.

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Piazzetta Reale: una piazzetta neoclassica al centro di Torino

Infine, una breve menzione allo spiazzo antistante Palazzo Reale, la Piazzetta Reale. Arrivando da Piazza Castello la prima cosa che notiamo è la cancellata neoclassica, opera di Pelagio Pelagi del 1834. Fino alla fine del Cinquecento un muro collegava Palazzo Madama al Palazzo Reale, mentre dei portici dividevano Piazza Castello dall’attuale Piazzetta Reale. Al centro di questa opera muraria sorgeva un’area rialzata detta Paviglione utilizzata nelle celebrazioni e nelle ostensioni della Sacra Sindone. Il Paviglione andò distrutto nell’incendio del 1811 e l’incidente, unito alla volontà del re Carlo Alberto di dividere fisicamente e concettualmente la corte dal resto della città e dare un tocco di maestoso distacco allo spazio su cui si affacciava il Palazzo Reale, portò l’architetto Pelagio Pelagi a progettare la cancellata neoclassica che sostituì i portici.

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I lavori, iniziati nel 1836, si rivelarono particolarmente complessi, situazione aggravata dalla decisione di implementare i pilastri con l’illuminazione a gas, e terminarono solo nel 1847.
Sempre progetto di Pelagio Pelagi e realizzate dallo scultore Abbondio Sangiorgio, le statue equestri raffiguranti i gemelli Castore e Polluce, dioscuri invocati in battaglia e in mare, messi a protezione della Casa Savoia.
Ad oggi, la Piazzetta Reale fa da sfondo a moltissimi eventi, in particolare durante il periodo estivo, che si svolgono in questa meravigliosa cornice architettonica formata dal Palazzo Reale e da Palazzo Madama, un luogo unico che unisce le principali cose da vedere a Torino assolutamente almeno una volta nella vita.

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Curiosità sui Musei Reali di Torino

Come avrete capito, se cercate cosa vedere a Torino in un giorno, optare per l’intero complesso dei Musei Reali vi costringerebbe a una visita rapida e superficiale. Per prepararvi al meglio e non farvi sfuggire nessun dettaglio, di quelli che le guide turistiche spesso non vi dicono, ecco alcune curiosità e particolarità delle attrazioni di cui abbiamo parlato:

  • Dal 1997 il Palazzo Reale di Torino rientra nei beni Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
  • Erasmo da Rotterdam discusse la sua tesi di laurea in teologia presso il palazzo vescovile di San Giovanni, edificio che fu poi rimpiazzato dall’attuale Palazzo Reale. A sua volta, il palazzo vescovile (chiamato anche Palazzo Vecchio) sorgeva su un antico teatro romano.
  • La Scala delle Forbici prende il suo nome da un particolare nelle decorazioni: un paio di forbici che tagliano una lingua, un messaggio non troppo velato che Filippo Juvarra volle mandare ai suoi detrattori.
  • Subito vicina alla scalinata del Palazzo Reale troviamo un monumento equestre dedicato a Vittorio Amedeo I, all’apparenza “normale”, ma che nasconde una particolarità. I pezzi che componevano la statua per anni furono conservati separatamente e, quando Carlo Emanuele II ne ordinò l’assemblaggio, fece montare la testa del padre Vittorio Amedeo I al posto dell’originaria testa di Emanuele Filiberto. A un occhio attento e conoscitore apparirà infatti singolare che il cavaliere indossi un collare tipico del XVI secolo, al posto del bavero ricamato in uso nel secolo successivo.

  • L’albero di Natale, tradizione tipicamente legata ai culti nordeuropei, fu introdotto in Italia per la prima volta dalla Regina Margherita di Savoia, che lo allestì proprio a Palazzo Reale.
  • Leggenda vuole che girare intorno alla Fontana di Nereide e i Tritoni, nei Giardini Reali, non solo porti fortuna, ma addirittura servirebbe a evocare lo spirito guardiano della grotta alchemica nascosta nel giardino.
  • Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, Palazzo Chiablese venne danneggiato e molti degli arredi furono trafugati o dispersi. Tra questi, una scrivania di Pietro Piffetti, famoso ebanista, che per anni è stata creduta dispersa e che invece è stata recuperata nel 2018 dai Carabinieri.

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Torino, Palazzo Reale e Musei Reali: le recensioni di chi ci è stato

C’è veramente l’imbarazzo della scelta quando si cerca cosa visitare a Torino nell’ambito dei Musei Reali, con ampia scelta per tutti i gusti. Chi ha già avuto modo di godere delle bellezze lasciate in eredità alla città di Torino da parte della Casa Savoia ha lasciato la sua recensione sulla pagina TripAdvisor dedicata, che noi vi riportiamo, mentre molte altre recensioni potrete leggerle alla pagina dedicata.

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Palazzo Reale, Torino: orari, prezzi e info utili sui Musei Reali

Ora che avete un quadro delle attrazioni unite dai Musei Reali, vi mancano solo le informazioni pratiche per organizzare al meglio la vostra visita.

Palazzo Reale, Torino: prezzi

Innanzitutto c’è da sapere che acquistando il biglietto per visitare i Musei Reali di Torino (i prezzi li trovate più giù), potrete accedere all’appartamento dinastico al primo piano di Palazzo Reale, all’Armeria Reale, alla Galleria Sabauda, al Museo di Antichità (Museo Archeologico) e alla Cappella della Sacra Sindone (adiacente al Duomo di Torino). L’ingresso ai Giardini Reali è gratuito.
La tariffa per il biglietto intero è di 15€, mentre il ridotto è di 2€ (per ragazzi tra i 18 e i 25 anni).
Hanno diritto all’ingresso gratuito:

  • Minorenni
  • Disabili e accompagnatore
  • Insegnanti con scolaresche
  • Guide turistiche con gruppi
  • Possessori di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, tessera ICOM
  • Personale del Ministero

Da ottobre a marzo ogni prima domenica del mese l’ingresso è gratuito per tutti.
Presso i Musei Reali di Torino la biglietteria chiude alle ore 18.

Musei Reali, Torino: orari
Per quanto riguarda gli orari di apertura del complesso dei Musei Reali, l’unico giorno di chiusura è il lunedì. Dal martedì alla domenica i cancelli aprono alle 9 e chiudono alle 19, con ultimo ingresso alle 18.
Fa eccezione la Biblioteca Reale, che segue i seguenti orari: dal al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, il sabato dalle 9 alle 13. La visita alla biblioteca per la consultazione va prenotata tramite e-mail all’indirizzo
mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it.

Palazzo Reale, Torino: come arrivare

L’indirizzo da impostare sul navigatore per arrivare al centro dei Musei, ovvero di fronte al Palazzo Reale, è:

Piazzetta Reale, 1, Torino

Qui si trovano diverse fermate utili sia per chi viaggia in autobus sia per chi viaggia in tram:

  • Fermata 472, Castello, in Piazza Castello
  • Fermata 423, Duomo – Polo Reale, in Via XX Settembre
  • Fermata 204, XI Febbraio, in Corso XI Febbraio


Chi arriva alla Stazione di Porta Nuova non dovrà fare altro che imboccare corso Vittorio Emanuele II e proseguire su via Roma fino ad arrivare a Piazza Castello, per un totale di circa 15 minuti a piedi. Chi invece arriva dalla Stazione di Porta Susa camminerà per qualche minuto in più, partendo da Via Cernaia e proseguendo su Via Pietro Micca fino ad arrivare a Piazza Castello.
Viaggiando in auto bisognerà fare attenzione, in quanto la zona di Piazza Castello è ZTL. Via XX Settembre, Via Pietro Micca, Via Po, Piazza Castello e Viale dei Partigiani sono interdette e/o hanno limitazioni al traffico veicolare, quindi il consiglio è quello di lasciare la macchina presso il parcheggio Roma –  San Carlo – Piazza Castello o il parcheggio Santo Stefano (Via Porta Palatina, 15). In questo modo potrete anche viaggiare gratuitamente sulle line Star1 e Star2.
Se preferite la scelta green, sono disponibili anche servizi di bike sharing presso la Stazione ToBike, a Via Conte Verde, e per una visita breve ma completa da Piazza Castello, 165, partono i giri di citysightseen, acquistabili al Ticket Point.

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